martedì 25 marzo 2025

Un weekend nel passato

Vorrei raccontarvi di un meraviglioso week-end che è stato un po' un viaggio nel tempo.
Non avevamo bene idea di dove andare, solo ci serviva qualche giorno per noi, facendo slalom fra gli impegni di tutti e adattandoci al meteo non troppo clemente.
E' stato il posto a trovare me, perché Instagram mi ha mostrato un delizioso b&b sulle colline vicentine, fra Asiago e Bassano del Grappa, nella vecchia scuola comunale di Lusiana.
La Scuola Guesthouse è gestita con amorevole cura e professionalità da Valeria e Marco, la loro gentile accoglienza è un vero tuffo nel passato in ogni dettaglio, mi sono sentita a casa anche se eravamo in una scuola elementare 😊

Ho scelto la camera Geografia e mi è piaciuta tantissimo; tutto è stato mantenuto il più originale possibile, porta e pavimento in legno scricchiolante compresi;

l'essere nel sottotetto ci ha permesso di avere la vista sulla torre campanaria e sul murales del cortile
e di vedere con calma tutto lo stabile, attentamente riempito di suppellettili a tema, tutti da fotografare ovviamente. 

Per la cena abbiamo raggiunto a piedi, in circa 20 minuti, l'Osteria Sciessere, locale rinnovato recentemente, gestito da ragazze giovani, dinamiche, sorridenti e professionali; abbiamo mangiato tanto e tanto bene, che ci siamo tornati anche la seconda sera. Il loro menu è inserito in un quaderno di una bambina di seconda elementare negli anni '50.

Al mattino ci siamo svegliati col meteo storto e antipatico, purtroppo non possiamo percorrere i sentieri della Prima Guerra Mondiale, quindi "ripieghiamo" sul Museo Storico della Grande Guerra a Canove di Roana (ingresso 7euro). Il conflitto del 1915-18 ha profondamente segnato queste zone, il materiale qui raccolto è tantissimo e molto interessante, forse le didascalie meriterebbero un pochino più di cura e precisione. A colpirmi di più sono però gli oggetti personali, mi fanno immaginare le tragiche storie di quei ragazzi al fronte, lontani da tutto e tutti, a combattere e morire in condizioni terribili, e forse abbiamo un po' dimenticato il loro immenso sacrificio.


Abbiamo pranzato ad Asiago, davvero un bel paese con bei negozi e localini in cui mangiare
e dove ci sarebbe piaciuto visitare il Sacrario Militare, purtroppo chiuso da tempo; vergognosamente, azzarderei dire.

Girovagando senza meta precisa cercando di impiegare il resto del pomeriggio, siamo casualmente passati davanti all'atelier dello scultore Marco Martalar, che seguo da tempo per aver già visitato alcune sue opere (Drago Alato di Vaia, Drago Vaia Regeneration e Lupa del Lagorai) con Le Tre Decine. So che è di queste parti, ma non avevo proprio pensato a questa possibilità, ed è stata una bella emozione, anche se lo studio era chiuso, vedere altre sue due opere; il Leone Alato di Vaia, alto 3 metri, è realizzato con 1500 pezzi di legno di alberi abbattuti dalla tempesta Vaia; Il Grido è una mano di 4 metri protesa verso l'alto, simboleggia il grido dei boschi colpiti dalle raffiche di vento nel 2018.
 
 

Ci arrendiamo poi al maltempo: peggiora sempre di più, siamo in mezzo a nuvole fittissime, che neanche il nebbione della bassa... Torniamo al b&b e io approfitto per fare (e farmi) qualche foto ai dettagli de La Scuola, e anche a Gino, che può entrare solo quando c'è qualcuno a coccolarlo.
 

Ci risvegliamo la domenica con una giornata decisamente migliore, ma un po' triste perché dobbiamo partire.

Sulla via del ritorno ci fermiamo a Marostica, famosa per la partita a scacchi con personaggi viventi in costume di epoca quattrocentesca che si tiene ogni due anni. Non capirei nulla, ma anche questo è un evento a cui mi piacerebbe partecipare. Un po' svogliati, facciamo solo una passeggiata intorno alla piazza principale.

Concludiamo la nostra gita a Bassano del Grappa. Anche qui, ovviamente, tanti sono i rimandi alla Grande Guerra; il famoso ponte sul Brenta è pieno di alpini (è così sempre?!); camminiamo senza meta, ci godiamo la bella giornata, la meravigliosa compagnia, un ottimo pranzo all'Enoteca Strappo.

Mi piacerebbe tornare in queste zone e approfondire le visite ai luoghi della Prima Guerra Mondiale, passeggiare ancora in cittadine che sanno di piccoli borghi di montagna, parlare con persone del posto cordiali e sempre sorridenti.

Altopiano di Asiago (e dintorni) PROMOSSO!

Chissà se avremo anche noi una bella pagella... 😄

Federica

domenica 17 novembre 2024

Labante & Soprasasso

Oggi, dopo tanti rimandi, diversi imprevisti e complicati incastri di altri impegni, io e Maurizio siamo riuscititi a vederci per una gita sui colli bolognesi; a sorpresa, anche se lui dice di avermi dato degli indizi per capirlo prima, mi ha portata in un luogo che desideravo vedere da tempo, le Cascate di San Cristoforo di Labante, nel territorio di Castel d'Aiano (BO).
Si parcheggia a un paio di minuti di distanza e lo spettacolo, al mattino "presto" e con poca gente intorno, è già meraviglioso.

Queste cascate, e le grotte annesse, derivano da un particolare fenomeno carsico che, anziché scavare la roccia, deposita calcite e altre sostanze che nel tempo, pietrificandosi, formando un tipo di travertino chiamato "Sponga". Si può entrare nella piccola grotta che si trova sotto la cascata, e, arrampicandosi un po', anche in quella sul fianco/retro.
Non ero molto attrezzata per fare foto all'acqua, e non volevo approfittare della pazienza di Mauri, ma sarei stata in ammirazione una giornata intera.


Ma è ora di incamminarsi, la mia guida ha un'altra meta in mente. Si va alle Grotte di Soprasasso lungo il sentiero ad anello 162; gamba ne abbiamo, fiato io un po' meno, ma pian pianino si arriva a un'altra "magia" di questo territorio. Si tratta di cavità, più o meno sferiche, nella roccia di arenaria modellata dall'azione continua del vento e dell'acqua di condensazione.
L'aspetto è davvero singolare, sembra di essere sulla Luna, ma con vista sulla Valle del Reno.


 


Eccoci qui, un po' scarmigliati, più o meno a metà percorso.

Questa invece è la mia modella preferita di oggi, una foglia che volteggiava appesa a un solo filo di ragnatela, illuminata dal sole che filtrava fra gli alberi.


Il resto del cammino è perlopiù un tappeto di foglie nel bosco dai caldi colori autunnali
 
che riporta al nostro punto di partenza, da ammirare nuovamente.

Oggi è stata davvero una giornata meravigliosa e sorprendente per me, ho visitato posti che da tempo desideravo vedere, con un sole novembrino incredibile, e soprattutto in ottima compagnia (e mai avrei immaginato quanto!).

Federica

lunedì 4 novembre 2024

Grotte del Caglieron, Big Bench di Fregona e Bosco del Cansiglio

Dopo l'ottima riuscita della prima gita de Le Tre Decine, sabato abbiamo bissato: io e Marcella siamo passate a prendere Patrizia, e siamo andate alle Grotte del Caglieron (ingresso 4euro), una serie di cavità scavate in parte dall'omonimo torrente e in parte dall'uomo per estrarne l'arenaria. 

Grazie alle passerelle di legno, si possono ammirare da più punti di vista le diverse cascate e la meravigliosa acqua color smeraldo (a cui ovviamente le foto non rendono merito). 


 
Il percorso di circa 1 chilometro è davvero semplice e piacevole;
 
al termine abbiamo fatto un breve merendina al Bar-InfoPoint "Grotte del Caglieron", dove abbiamo potuto timbrare il passaporto per la BigBench che andremo proprio a vedere.
Ripresa l'auto, abbiamo parcheggiato a Borgo Luca e ci siamo incamminate lungo la stradina che affianca la chiesetta. 
Il tragitto nel bosco di circa mezz'ora è semplice ma ripidino, e come sempre la vista è meravigliosa; i colori della BigBench 214 sono perfettamente abbinati al foliage autunnale

ed essendo da sole abbiamo potuto divertirci col set fotografico, grazie alla superattrezzata Marcy!
A proposito di foliage, la giornata non è mica finita! Ci dirigiamo verso il Bosco del Cansiglio in cerca di bei colori, ma solo dopo un panino, e... vuoi non prenderlo il cremoso coi frutti di bosco?! 
In passeggiata mi sono dedicata molto alle chiacchiere, 
non ero molto ispirata per le foto "artistiche", ne ho portate a casa pochine...


 
Abbiamo trovato però un ottimo promemoria: dentro a una simpatica casetta che chiede "Chi tiene pulito il bosco?", c'è uno specchio, perché ognuno di noi deve farlo!
Come sempre ragazze, la giornata è stata splendida, siete la migliore medicina per l'anima che possa esserci; dobbiamo ovviamente mantenere questa buona abitudine di vederci ogni tanto e andar per meraviglie!

Dalla strega del bosco è tutto, alla prossima!

Federica

domenica 8 settembre 2024

Vaia, Drago Regeneration e Lupa del Lagorai

E' successa una cosa terribile: quasi un anno dopo questo post, il 22 agosto 2023, il Drago Vaia che mi aveva preso il cuore è stato distrutto da un incendio doloso. Mi si è fermato il respiro, per quello che quella giornata mi aveva lasciato, ma soprattutto per l'amarezza di quanto si possa essere incredibilmente stupidi e cattivi.
Appena saputo dell'intenzione dell'artista Martalar di realizzarne un altro, quindi, l'accordo con Patty è stato istantaneo, non potevamo non tornare in quel posto incantato.

E quindi eccoci di nuovo in viaggio verso Magrè di Lavarone (TN), poco più di due anni dopo e a soli due mesi dall'inaugurazione della nuova opera. Ieri c'era anche Marcella con noi e il sole splendeva regalandoci una giornata da cartolina.

Stesso percorso di due anni fa, che consiglio nuovamente: lasciate l'auto al parcheggio Gionghi e prendete il Sentiero del Drago.


Chiacchierando, ci siamo un po' "perse" abbandonando il percorso tematico e non abbiamo visto La Frau, ma sarà uno spunto per tornare magari!
Il sentiero nel bosco, semplice e ombreggiato, si percorre tranquillamente in circa 40 minuti, e si arriva al punto panoramico dove ora svetta il Drago Vaia Regeneration; lungo 17 metri e alto 7, realizzato con legno carbonizzato (scelta molto simbolica dell'artista), è la scultura di drago in legno più grande al mondo, ed è davvero meraviglioso ♥

Come immaginavo -e temevo- ieri era piuttosto affollato, vista la bella giornata ma data anche la grande risonanza che hanno avuto il folle gesto e la seguente raccolta fondi per la ricostruzione; non era tutto per noi, ma arrivando abbastanza presto al mattino e con un po' di pazienza, siamo lo stesso riuscite a fare qualche foto.

Questa nuova scultura ricorda indiscutibilmente le creature della serie "House of the Dragon", più possente della precedente, è uno straordinario fascio di muscoli e nervi di legno scuro e al contempo è di una stupefacente leggerezza, ci si perde nei particolari così dettagliati e realistici...
 


 
...ed è apparentemente meno coccoloso ^_^ 
 
Ecco la foto di gruppo con le Tre Decine (chi la capisce è bravo 😉).
Non era nemmeno mezzogiorno e la zona iniziava a sovraffollarsi; pensando a cosa fare il resto della giornata, ci è venuto in mente che non troppo distante c'è un'altra opera di Martalar, e verificata la fattibilità (non solo chilometrica in auto ma soprattutto di eventuale camminata sul posto), abbiamo deciso di dirigerci verso la frazione di Vetriolo di Levico (TN).
Dopo un'oretta di tornanti montani, abbiamo pranzato ottimamente al ristorante dell'Albergo Aurora e poi, lasciata l'auto un paio di chilometri più avanti, ci siamo incamminate per il facile percorso di circa un chilometro verso la Lupa del Lagorai.
Adoro questi sentieri che sembrano portarti alle nuvole e che celano il prossimo scorcio dopo la curva. Come si fa a non amare la montagna in estate?! 💚💙
La Lupa, alta 6 metri, si trova a quota 1600 s.l.m. e domina la Valsugana e i suoi laghi di Caldonazzo e Levico. Come per altre sue opere, Martalar l'ha costruita utilizzando scarti di legno degli alberi distrutti dalla tempesta Vaia del 2018, che ha ferito così profondamente la zona di Vetriolo che se ne vedono ancora i segni.
Dietro la curva inizia ad intravedersi lei, ululante verso il cielo.
Qui c'è molta meno gente e riusciamo a godercela un po' di più,
ma siamo anche riuscite farci fare una foto insieme a un'ospite speciale, Sailor. 

Opere creative, fantastiche, imponenti, scenografiche e fotogeniche, che ci portano a visitare in modo spensierato luoghi meravigliosi, però spero facciano sempre riflettere sul perché siano state pensate e costruite, e a tal proposito riporto dalla rete
*quello che è stato Vaia: "Il 29 ottobre del 2018 un vento uragano che ha superato in Trentino i 200 km/h ha ferito le nostre montagne. Un evento meteorologico estremo proveniente dall’Atlantico ha schiantato milioni di alberi, con la conseguente distruzione di decine di migliaia di ettari di foreste alpine. 
La tempesta porta il nome di Vaia Jakobs, manager di una multinazionale tedesca. Il suo nome si è reso immortale dopo che suo fratello Skouras, nel 2017, per farle un regalo originale di Natale, lo regalò all’Istituto di Meteorologia dell’Università di Berlino per poterlo assegnare in modo casuale a uno specifico evento. Un gesto d’amore finito, ai dadi, sul tavolo sbagliato. Perché Vaia è un nome di pace e non di guerra, è quello delle foglie di palma che la folla agitò per accogliere il ritorno di Gesù a Gerusalemme, quello della Domenica delle Palme."
*e come lavori l'artista: "Martalar non ha usato né vernici né oli per limitare i danni dell’usura, ma ha lasciato i materiali al loro stato naturale. Le sue sculture sono quindi destinate a scomparire con il passare del tempo, sotto la forza della neve e del vento."

E tornando sui nostri passi, abbiamo salutato per l'ultima volta la padrona di casa
e fatto un ultimo pit-stop al bar di fronte al parcheggio, dove abbiamo trovato una simpaticissima -e totalmente realistica- insegna😄

La giornata è volata, ci siamo divertite tanto e abbiamo parlato un sacco di tutto; questo nostro sentirci ogni giorno a distanza pare non bastarci mai, e quando ci troviamo di persona, questo legame ventennale si fa sempre più indissolubile.

☙ Così diverse e così vicine, queste Tre Decine, grazie ragazze! ❧

Federica